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  • Riabilitazione

    La riabilitazione è un processo discontinuo orientato all’equilibrio funzionale migliore possibile, deciso insieme da chi la richiede e da chi la effettua.

    Non si costituisce esclusivamente di protocolli, non è allenamento, non va verso l’infinito e oltre.

    E’ la ricerca dell’equilibrio funzionale per ciascuno. Non si basa sulla mitologica resilienza, cioè la capacità di affrontare gli ostacoli, che scarica sulla persona il “fai da te”.

     Non è soltanto organizzazione, che rischia di confondersi nel “trattamento in automatico”, o quasi.

    Non è regole, se non per garantire a ciascuno la propria risposta specifica in modo appropriato e non burocratico.

    Non è esclusiva gestione di risorse, che vanno coltivate e rispettate, rinforzate per potere essere utilizzate ; è fatta di  concetti sia scientifici che operativi.

    Non dignità (metafisica) ma rispetto, non persona (demagogica) ma essere umano. Valore della vita, Diritto di vivere.

    Maggiore gravità: maggiore complessità, maggiori obiettivi, molto da fare, non poco da fare.

  • Qualita'

    La qualità è una delle parole più indefinite del lessico umano, almeno quello italiano.

    È un sostantivo che contiene in, modo subliminale, un intrinseco concetto qualitativo.

    “È un prodotto di qualità”, viene detto, intendendo implicitamente che il livello della stessa sia altamente positivo, in proporzione all’incisività con la quale viene esposta la frase.

    Per esprimere un valore negativo, invece, necessariamente il sostantivo deve essere accompagnato da un aggettivo che ne riesca a dequalificarne la bontà.

    Dopo questa premessa filosofica, ci viene automatico renderci conto che, approfittando di questa indeterminatezza, nella pratica comune, soprattutto quella pubblicitaria, è facile utilizzare il vocabolo per manipolare e inzuccherare la realtà, senza farsi troppo notare.

    Per questo motivo ho sempre pensato che la qualità dovesse sempre essere meglio definita, uscendo dalla zona paludosa, fino a scrivere un disciplinare che contiene potenzialmente la soluzione di tutti i problemi di mercato.

    Un disciplinare certificabile che ho chiamato, in modo provocatorio, QUALITÀ REALE. Una realtà considerata dai singoli molteplici punti di vista.

    Sono arrivato alla conclusione che, per permettere una scelta consapevole, è molto semplice. Occorre solo fornire delle informazioni che siano complete, aggiornate e reali.

    Non è molto difficile, ma molto pericoloso. L’indeterminatezza è molto più comoda.

  • Riabilitazione2

    Nella parola riabilitazione è implicita una fase in cui si è dovuto affrontare un momento down della propria vita.

    Una fase per cui diventa necessaria un’attività che riesca a svolgere una ricostruzione fisica e mentale che si riesca a definire up.

    Possiamo facilmente immaginare la fase down come una rapida discesa che ostacoli una normale esistenza, mentre la fase up come una ripida salita ricostruttiva che ne consenta una propositiva.

    L’inclinazione della discesa sarà spesso direttamente proporzionale all’analogo impegno della risalita.

    In pratica, bisogna essere consapevoli che l’intera esistenza non avrà un andamento rettilineo, ma decisamente ondulato con il numero di cunette e di dossi proporzionali alle difficoltà e ai momenti di felicità. Avendo ben presente che entrambe possono essere pericolose per l’andamento della vita: sia le facili cascate, che le impegnative inerpicate.

    C’era una volta, nel nostro mondo fantastico, un asinello e un elefantino che camminavano accanto, in una pianura che, come dice la stessa parola, era di facile percorribilità. I due animali si divertivano molto, anche se la differente mole rendeva un po’ complicato il riuscire a camminare affiancati.

    I due amici percorsero in questo modo molto terreno, tra corolle colorate e fili d’erba tanto morbidi da fare il solletico alle loro zampe.

    Poi, improvvisamente, scivolarono in una buca del terreno, riempita di acqua piovana. Subito si alzarono risate e gridolini divertiti. I due amici scherzarono a lungo nella piccola piscina improvvisata, tra allegri spruzzi e giocose spinte.

    Poi, quando il sole si affievolì, decisero che era tempo tornare con i piedi sotto il tavolo, attorno al quale ci sarebbe stata tutta la famiglia. Quindi, dopo un cenno di accordo, si predisposero a uscire dalla piscina che li aveva accolti.

    L’asinello saltò fuori in due salti, mentre l’elefantino scivolò lungo le rive della buca. Di conseguenza si scatenarono nuove risate e nuovi giochi con gli spruzzi.

    Poi vollero veramente uscire dall’avvallamento, ma l’elefantino non riuscì, continuando inesorabilmente a scivolare, non riuscendo ad avere sotto le zampe della terra asciutta.

    Il gioco continuò per qualche tempo, diventando poco alla volta una situazione seria e poi anche molto seria.

    I due animali incominciarono ad agitarsi, facendo scendere anche qualche lacrima, che riuscì a dimostrare la loro gioventù.

    Poi continuarono gli sforzi e le prove.

    Ci furono tanti down e altrettanti up, in una girandola infinita. Finché l’asinello si sdraiò all’interno della pozza e regalò all’amico un tratto di terreno non scivoloso, che potesse permettere all’elefantino di uscire dalla trappola della piscina.

    E così fu, sopportando un importante dolore per il peso non banale dell’amico.

     Alla sera i due amici riuscirono a tornare a casa, ripartendo, però, con le loro felici avventure il giorno dopo. Con una nuova esperienza.

  • Scorretto

    Da molto tempo analizzo, nel mio intimo, le motivazioni e le conseguenze sociali di essere, come si usa dire in questi tempi “politicamente scorretti”. Una caratteristica che contraddistingue a latere da sempre il mio modo di essere e quindi mi sento molto coinvolto in questa valutazione, anche perché mi sono spesso sentito a disagio di appartenere a un modo di essere di cui condivido quasi in toto i pilastri etici, ma poco le loro applicazioni pratiche, dove leggo inesorabilmente una volontà furbesca di pochi eletti di controllare la società e il comportamento dei singoli fin dalla giovane età con i “non si fa” o i “non sta bene” o “gli altri si comportano diversamente”, che ci hanno condizionato, in una sorta di imprinting subliminale.

    La prima cosa che mi viene in mente, e che intendo sottolineare, è che la qualificazione di scorretto viene spesso data, arbitrariamente, dalla maggioranza delle persone, quelle “corrette”, che hanno bisogno di dare una valutazione qualitativa, in questo modo, alle minoranze, per orgogliosamente aumentare il loro senso di appartenenza alla parte del bene. Dei cowboy, i vincenti, nei confronti degli indiani, i perdenti. In questo senso io sono sempre stato fiero di essere emarginato da chi si crede un vincente, soprattutto perché vado proprio contro la mentalità ipocrita delle “brave persone”. Si usa dire che la storia è scritta dai vincitori, io aggiungerei che anche il valore di quello da considerare giusto è scritta da questi, in modo arrogante e, spesso, autoreferenziale.

    Nel mio essere, spesso, contro il pensiero comune, ho la presunzione di credere che non sia un’opposizione a priori rispetto a un pensiero che si ritiene tolga la libertà, ma un ragionato dissenso di chi pensa si possano percorrere strade differenti, anche tortuose, rispetto alle comode autostrade che ti incasellano, inesorabilmente, ben bene lungo una strada per cui devi anche, alla fine, pagare un pedaggio.

    Di conseguenza mi sento di affermare, con grande convinzione, che questo modo di essere crea, spesso, un’alternativa al senso di appartenenza che è imperante, allo stesso che ti toglie la voglia di pensare e che ti fa ripetere automaticamente i gesti e i pensieri come riflesso automatico, poco rischioso. Essere omologato alla maggioranza dà, infatti, la grande protezione del senso di appartenenza e ti fa delegare ad altri la difesa delle posizioni nelle battaglie dialettiche, ma spesso impedisce che si sviluppino dei focolai di biodiversità che, come riportano gli scritti degli studiosi di agronomia, sviluppano un’agricoltura innovativa, ma soprattutto armonica. In un mio incontro con proprietari terrieri conosciuti in un’attività informatica del mio periodo giovanile, ascoltai un discorso espresso con orgoglio (che io in realtà non condividevo), rispetto ad un’aratura eseguita tramite una guida laser, che aveva tramutato un campo agricolo in una tavola di biliardo, con l’inclinazione minima per permettere il decorso dell’acqua. Il pensiero imperante e più accettato di questo concetto era considerare la terra come un supporto, inerte avulso dal comparto agricolo, un misero supporto che sosteneva unicamente la parte erbacea ed arborea produttiva. Nessun’altra parte vegetale era interessante per l’economia immediata, tutto il resto era un romanticismo inutile. Come spesso accade, invece, sono gli avvenimenti puntiformi che toccano le corde giuste che condizionano la vita, più di anni di approfondimenti scientifici ed elaborazioni mistiche. Fu proprio quel giorno che modificai la mia concezione dell’ecologia agricola, in modo definitivo e consapevole. Fu esattamente quando vidi, spaventato dall’incedere dell’automobile sopra la quale ero seduto, un leprotto che si lanciò in una corsa disperata, cercando un cespuglio o una barriera dietro la quale potersi nascondere. E il fatto di non riuscire a trovarla, in quel deserto solo lievemente inclinato da un laser arrogante, gestito da chi pensava con l’ottusità della logica imperante, l’aveva reso impotente e disperato e mi aveva provocato la consapevolezza che avrei cercato sempre la strada più in armonia con quello che mi circondava, anche a costo di sembrare quello strano o, come mi è stato anche detto, caratteriale.

    Essere politicamente scorretto è mia convinzione che fa crescere la società e fa uscire dal comodo conformismo abitudinario. È la diversità che aiuta la novità e crea la possibilità di un passo avanti nella crescita sociale e mondiale. Se gli eretici si fossero adeguati alla credenza che la terra fosse tonda, la sua sfericità si sarebbe affermata molto dopo, come la stessa visione eliocentrica di Copernico. E si potrebbe enumerare innumerevoli casi. Tutti i progressi sono dovuti a una visione politicamente scorretta, eretica, che ha dovuto molto faticare per imporsi. Esattamente come l’agricoltura biologica che io personalmente ho sentito definire per decenni in molti modi dispregiativi. Salvo poi saltare sul carro del vincitore quando si è affermata, come molte persone mediocri e opportuniste che sono dei veri professionisti in questo sport.

     

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